Il viaggio di Enea

Il viaggio di Enea
19 Agosto 2022 PCTO,VE Anna Abbate

Il viaggio di Enea, tra storia e leggenda, tra natura e paesaggi

 

Giuseppe Gaeta

 

 

 

 

 

 

 

 

Classe V sez. M

Liceo Scientifico Statale Elio Vittorini – Napoli

 

 

Il viaggio di Enea, raccontato nell’Eneide di Virgilio, si snoda da oriente a occidente attraverso il Mediterraneo.

Fuggito da Troia in fiamme, Enea salpa da Antandros con un piccolo gruppo di compagni. La meta sarà raggiunta, dopo lunghe peregrinazioni, sulle coste del Lazio. Qui fonderà la città di Lavinium, dove sarà venerato quale pater. Il figlio di Enea, Ascanio, fonderà sui Colli Albani la mitica Alba Longa e dalla sua stirpe nascerà Romolo, che nella leggenda sarà il fondatore di Roma e il suo primo re.

La Rotta di Enea, attraverso un itinerario fatto di secoli e di molte soste nel Mediterraneo, è un percorso fisico, attraverso le località toccate dall’eroe troiano in fuga da Troia in cerca di un nuovo inizio in una terra sconosciuta.

È un viaggio ideale perché parla della storia dell’uomo, sempre pronto a viaggiare, per scelta o per necessità, e a cercare casa dove regnano pace e prosperità, portando con sé affetti e saperi.

Soprattutto nei giorni che stiamo vivendo, il desiderio di Enea di trovare una nuova terra ci avvicina molto alle attuali esigenze degli emigranti che rischiano la loro vita per trovare luoghi dove regni la pace e la solidarietà.

il viaggio

La parola “viaggio” deriva dal latino viaticum, provvista, e significa l’andare in paesi più o meno lontani. Viaggiare e spostarsi da un luogo all’altro sono cose di tutti i giorni, di tutte le epoche e in tutte le zone geografiche, l’argomento viaggio è conosciuto a livello universale e per le varie civiltà, il viaggio, ha assunto un ruolo fondamentale anche in campo metaforico. Il viaggio è metafora della vita umana, rappresenta il percorso di ogni singolo individuo, dalla nascita alla morte, ultima meta del viaggio dell’uomo.

Infatti, anche nella letteratura il viaggio è sempre stato un topos molto popolare: da Omero, con il viaggio di Ulisse, a Dante, con il viaggio mistico purificatore dell’anima, fino a Foscolo, sempre esule, e al viaggio che compiono l’Io poetante di D’Annunzio e quello di Ermione ne l’Alcyone, alla ricerca della fusione panica.

Domenico Michelino – Dante con la Divina Commedia

 

le tappe del viaggio di enea

Prima di Virgilio, fu Nevio nel Bellum Poenicum a introdurre il personaggio di Enea: Nevio raccontava la caduta di Troia, i viaggi di Enea, del padre Anchise e degli altri Troiani, il loro arrivo nel Lazio e la fondazione di Roma.

 

 

Invece, le tappe del viaggio dell’Enea di Virgilio presentate ne l’Eneide sono moltissime ma si soffermerò sulle più importanti, soprattutto quando in Epiro incontra Andromaca, vedova di Ettore e moglie del fratello, l’indovino Eleno che dirà ad Enea che la terra assegnatagli dal Fato è sulla costa Tirrenica.

Quindi la prima tappa italiana dei troiani è, secondo la ricostruzione, a sud di Otranto su una rocca che accoglie il tempio di Minerva, a cui gli esuli rivolgeranno un’invocazione in cerca di protezione. Vi è poi il passaggio per la terra dei ciclopi, a cui arrivano evitando Scilla e Cariddi. Arrivano a Drepano, situato sull’omonimo promontorio, dove oggi sorge l’odierna Trapani; qui muore Anchise e, ripreso il mare, i troiani verranno assaliti da un’altra tempesta. Si ritroveranno in breve ad attraccare a Cartagine, dove saranno accolti dalla regina Didone, che ascolterà i racconti di Enea e si innamorerà di lui, ma, per ordine di Zeus, l’eroe è costretto a ripartire, seppure a malincuore. Didone guardando la nave allontanarsi, si ucciderà, maledicendo la stirpe troiana.

Ad ormai un anno dalla morte di Anchise, Enea torna in Sicilia e celebra un rito di commemorazione per poi spingersi verso nord e approdare a Cuma, dove consulterà la Sibilla e discenderà nel regno dei morti (la Sibilla Cumana è a un passo dall’Averno). Qui rivede suo padre, Anchise, e scorge lo spirito di Didone: Enea, capendo che è morta, si scioglie in un pianto disperato.

Enea dopo aver visitato il Circeo, dimora della maga Circe, finalmente arriva alla foce del Tevere; il re di Laurento, Latino, deciderà di affidare la mano della figlia, Lavinia, ad Enea.

le tappe campane dell’eroe virgiliano

L’Antro della Sibilla

Il monumento più famoso di Cuma è l’antro della Sibilla: un lungo corridoio scavato nella roccia probabilmente già nel quarto secolo a.C. e successivamente approfondito in età romana, sul cui percorso si allargano cisterne e che termina con una misteriosa stanza sotterranea che fu identificata con il luogo in cui la profetessa dava i suoi responsi.

 

Cuma – Antro della Sibilla

 

Baia

Baia, situata nel comprensorio dei Campi Flegrei, ovvero “Ardenti” (dal greco phlégra, che arde, e dal latino phlegràea) poiché tutta l’area rappresenta la caldera dell’omonimo vulcano nato circa 15000 anni fa durante l’eruzione del Tufo giallo napoletano. Da questa piccola baia di origine vulcanica prese il nome la località. Invece la leggenda vuole che il nome derivi da Bajos, timoniere e compagno di Ulisse, morto e sepolto in questa zona.

I primi insediamenti abitativi nacquero nel III secolo a. C. e raggiunsero il massimo splendore nel I secolo a. C., infatti Baia fu un centro residenziale rinomato per il clima mite, la bellezza del paesaggio e la ricchezza di benefiche acque termali. Fu luogo di villeggiatura privilegiato per l’aristocrazia romana e della famiglia imperiale fino al III secolo d. C. . Tra i più illustri proprietari di ville ci furono gli Scipioni, Gaio Mario, Giulio Cesare, Pompeo, Cicerone, Marco Antonio e gli stessi imperatori, che a Baia costruirono un palazzo imperiale dove soggiornarono Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Adriano e Alessandro Severo.

Baia – Terme romane

 

Un esempio della densità edilizia e del tessuto urbanistico dell’antica Baia ancora si conserva a terra all’interno del Parco Archeologico, dove si intersecano ville e complessi termali pubblici e privati. Di questa edilizia monumentale, spiccano ancora le tre grandi sale rotonde con copertura a cupola, definite dalla tradizione letteraria come: Tempio di Mercurio, Tempio di Diana e Tempio di Venere; a dispetto di queste denominazioni, si tratta di imponenti sale termali.

Baia – Tempio di Mercurio

I primi segnali del lento movimento discendente, che portò alla scomparsa della fascia costiera, iniziarono alla fine del IV secolo d.C.. L’inesorabile sprofondamento della costa causò l’abbandono delle ville marittime, ma ha anche permesso che i resti giungessero fino ai giorni nostri conservando alcune testimonianze dell’antico splendore.

 

Baia – Il castello e la città sommersa

 

Nel 1969 a Punta Epitaffio si ebbe il rinvenimento di due statue di marmo, sfigurate alla testa dai litodomi marini, nelle quali furono riconosciuti due protagonisti della celebre scena dell’ubriachezza di Polifemo: Ulisse che porge al ciclope la coppa piena di vino, mentre un suo compagno ne versa da un otre.

 

All’inizio degli anni ’80, con lo scavo, fu possibile identificare altre statue di personaggi legati alla famiglia dell’imperatore di Claudio: la madre, Antonia Minore, e una delle figlie morta in tenera età.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Baia sommersa– Agrippina Minore

 

Le statue, insieme a parte della decorazione architettonica, sono oggi esposte nel Castello di Baia.

Il Parco Sommerso di Baia consente ora ai visitatori, attraverso due percorsi guidati, di godere e valorizzare quanto il mare ha inesorabilmente coperto duemila anni fa.

 

 

 

 

 

 

Baia – Battello per ammirare la città sommersa

 

 

 

 

 

 

 

 

Baia – Il Parco sommerso

 

Orazio conosceva bene la bellezza che si celava in questa baia dove i romani avevano costruito, e, come si legge sulla lapide all’ingresso del Parco Archeologico: “Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis” (Nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia).

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